Disturbo bipolare: sintomi, caratteristiche e cure

Disturbo bipolare

Il 30 marzo è il World Bipolar Day, cioè la giornata mondiale del disturbo bipolare.

Il WPDay viene festeggiato ogni anno il 30 di marzo, compleanno di Vincent Van Gogh, mente brillante e artista straordinario che soffriva di un disturbo bipolare (o Bipolar Disorder, BD).
Tale ricorrenza è stata ufficialmente annunciata nel corso dell’ inaugurazione della 16° Conferenza della “International Society for Bipolar Disorders” (ISBP), tenutasi nel 2014 a Seul (Corea del Sud).

Il disturbo bipolare,  precedentemente chiamato depressione maniacale, è un disturbo psichiatrico della categoria dei disturbi dell’umore (DSM 5). E’ una condizione mentale che provoca sbalzi d’umore estremi, che vanno ben oltre le normali oscillazioni emotive comunemente sperimentate. Tali sbalzi sfociano in veri e propri stati maniacali, ipomaniacali e depressivi. 

Cos'è l'umore?

L’umore è lo stato emozionale interno di una persona, ovvero l’insieme di una particolare disposizione affettiva e istintiva, sia in termini di caratteristica costante che come atteggiamento transitorio: può essere normalmente mutevole in risposta ad eventi esterni o interni. Può condizionare la qualità della vita poiché altera l’intensità dei vissuti, delle emozioni, i comportamenti e le funzioni cognitive. È regolato da attività cerebrali specifiche e da complessi meccanismi biologici connessi prevalentemente alla corteccia prefrontale, al sistema limbico e al cervelletto (Lupo et al., 2019).

Il tono dell’umore è il colore delle emozioni provate prevalentemente e che accompagnano l’attività mentale; può essere considerato a valenza positiva o negativa a seconda di emozioni ed atteggiamenti sperimentati. In tal senso, si parlerà quindi di buon umore (benessere generale) o cattivo umore (malessere generale). Le oscillazioni tra i due poli emotivi opposti, tristezza e gioia, avvengono in risposta a stimoli esterni o interni alla persona; entro certi limiti sono considerate fisiologiche e normali poiché hanno un’importante funzione adattiva: permettono di adeguare le proprie risposte emotive e comportamentali in funzione dei cambiamenti che avvengono nell’ambiente circostante.

Tuttavia, se l’intensità e/o la durata di tali oscillazioni sono indipendenti o sproporzionate rispetto alle circostanze, diventano disfunzionali dando origine ai disturbi dell’umore (Invernizzi e Bressi, 2012).

Cosa sono i disturbi dell'umore e come si manifestano?

I disturbi dell’umore sono quadri psicopatologici caratterizzati da un’alterazione importante e pervasiva del tono dell’umore che può essere accompagnata da sintomi cognitivi, psicomotori e neurovegetativi. Possono alterare la vita di chi ne è affetto in vari ambiti: affettivo, relazionale, familiare, lavorativo, ludico-ricreativo ecc.

Il DSM-5 (2013) classifica i disturbi bipolari principalmente nel seguente modo:

  • Disturbo bipolare di tipo I
  • Disturbo bipolare di tipo II
  • Disturbo ciclotimico
  • Seguono: Disturbo bipolare e disturbi correlati indotto da sostanze/farmaci, Disturbo bipolare e disturbi correlati dovuto ad un’altra condizione medica, Disturbo bipolare e disturbi correlati con altra specificazione, Disturbo bipolare e disturbi correlati senza specificazione.

La differenza tra le tipologie è data dalla presenza di:

  • Episodio Maniacale

    almeno una settimana in cui la persona si sente estremamente di buon umore (euforia) o irritabile per la maggior parte della giornata per quasi tutti i giorni; è estremamente instabile ed è sufficiente un modesto stimolo stressante esterno per scatenare rabbia,  aggressività o profonda tristezza. Tipicamente, il soggetto si sente nettamente più energico, ha pensieri veloci o idee incontrollabili in un flusso continuo, parla più velocemente del solito in modo prolungato e senza rispettare i turni di parola, sente meno necessità di dormire (può riposare solo poche ore a notte), si distrae molto facilmente, aumenta spropositatamente le attività diurne e notturne (ad esempio anche quella sportiva), compie comportamenti impulsivi e a rischio con sensazione di grandiosità (spese di ingenti somme di denaro, gioco d’azzardo, guida spericolata, ballare e cantare in pubblico, denudarsi). Possono essere presenti anche deliri e allucinazioniTalvolta, il tono dell’umore prevalente è quello della disforia: il soggetto appare volubile, polemico, scontroso, intollerante e aggressivo nei confronti degli altri. 

  • Episodio Depressivo Maggiore

    almeno due settimane in cui la persona presenta intensa tristezza o disperazione, perdita di interesse per le attività solitamente per lui piacevoli, sensazione di inutilità o sensi di colpa, fatica alterazioni dell’appetito, alterazioni del sonno, irrequietezza, rallentamento nel linguaggio e nel movimento, difficoltà a concentrarsi, pensieri frequenti di morte o suicidio

  • Episodio Ipomaniacale
    sintomi maniacali meno gravi e impattanti della durata di soli quattro giorni consecutivi: non sono così intensi da creare problemi nel funzionamento quotidiano come quelli maniacali.
  • Stato misto

    compresenza di sintomi maniacali e depressivi quasi tutti i giorni per almeno una settimana. I sintomi misti e combinati tra loro aumentano la gravità del quadro clinico. Possono essere accompagnati anche da ansia, confusione, labilità emotiva e dell’umore, irritabilità, ostilità, impulsività.

Disturbo Bipolare di tipo I

Alternanza di episodi depressivi maggiori e maniacali, o di stati misti, o sola presenza di episodi maniacali. Generalmente, fase maniacale e fase depressiva si susseguono senza la presenza di un intervallo di tempo libero da sintomi. Il tipo uno è la forma più grave e può portare, nelle fasi acute, ad ospedalizzazione.

Disturbo Bipolare di tipo II

Alternanza di episodi depressivi maggiori e ipomaniacali. E’ tendenzialmente meno grave del tipo I. Può essere presente un periodo di umore stabile tra un episodio e l’altro, detto eutimia. 

Disturbo Ciclotimico

Alternanza cronica di episodi ipomaniacali e sintomi depressivi, presente per almeno due anni ininterrottamente.  La sintomatologia depressiva non ha livelli di intensità e durata dell’episodio depressivo maggiore. Tale disturbo può avere esordio in adolescenza o nella prima età adulta. 

Tutti i disturbi dello spettro bipolare hanno caratteristica di imprevedibilità, sono incontrollabili, prolungati, estremi, accompagnati da cambiamenti nei pensieri, nei comportamenti, nei sistemi biologici e biochimici. Sono tali da alterare nettamente il modo di vivere, causando problemi significativi sia in colui che ne soffre che nelle persone ad esso vicine (Scott, 2001).

Il Disturbo Bipolare si manifesta con un rapporto 1:1 tra femmine e maschi.

L’età media di esordio è di 20 anni per entrambi i sessi. Oltre il 90% dei soggetti che ha vissuto un episodio maniacale continua ad avere episodi di fluttuazione dell’umore e circa il 60% degli episodi maniacali si verifica esattamente prima di un episodio di tipo depressivo (APA, 2013).

Il disturbo bipolare si manifesta nella popolazione generale con una frequenza che varia tra lo 0.4 e l’1.2%.

Quali sono le cause dei disturbi bipolari?

L’eziopatogenesi dei BD è multifattoriale. Entrano in gioco cause connesse a fattori genetici, biologici, personologici e ambientali che co-occorrono sia come fattori di rischio che di esordio e mantenimento dei disturbi (Ferreira et al., 2016).

Fattori genetici

Un’alta percentuale è data da meccanismi di ereditarietà  (Maletic e Raison, 2014).
Il Disturbo bipolare (in ogni sua tipologia) è considerato a trasmissione poligenica: più geni concorrono alla genesi della patologia; il rischio aumenta al crescere del numero di alleli coinvolti (Maletic e Raison, 2014; McCormack et al., 2016). 

 

Fattori ambientali e personologici

Lo stress si è dimostrato essere un fondamentale fattore di rischio e fattore scatenante del disturbo. 
Esso genera alterazioni neurochimiche nelle strutture cerebrali: influenza le concentrazioni di neurotrasmettitori come dopamina, noradrenalina e serotonina, tutti dimostratisi importanti nella genesi del BD (Kim et al., 2007).
Le situazioni altamente stressogene, inoltre, vengono mediate dal significato individuale che la persona vi attribuisce. Caratteristiche soggettive, ad esempio di maggiore vulnerabilità e sensibilità, possono aumentare l’impatto stressante di eventi esterni alla persona, aumentando il rischio di  esordio del disturbo. 

 

Come si cura un BD?

Molto spesso le persone affette da un disturbo bipolare non riconoscono la pervasività e la gravità del loro problema, nè quanto questo stravolga la loro vita e quella delle persone care che li circondano (familiari in primis). 

Soprattutto nelle fasi maniacali e ipomaniacali è difficile che l’individuo chieda aiuto, nonostante siano fasi con alti rischi per la propria ed altrui salute. Tali condizioni, infatti, sono accompagnate da un’illusione di profondo benessere, euforia e grandiosità a cui difficilmente si vuole rinunciare, soprattutto quando si è già saggiato un episodio depressivo maggiore. 

Nonostante ciò, ad oggi esistono valide cure per compensare gli squilibri interni e trovare maggiore stabilità nella quotidianità. Si tratta di:

  • Interventi farmacologici. I farmaci somministrati vengono diversificati a seconda della fase in atto (esordio, mantenimento, ricaduta ecc.), di eventuali comorbidità, di caratteristiche e necessità specifiche. In  stati d’emergenza vengono spesso  somministrati aloperidolo, benzodiazepine e/o antipsicotici atipici (es. olanzapina). La terapia d’elezione sembra essere quella con stabilizzatori dell’umore come il litio e l’acido valproico. 
  • Interventi non farmacologici. La Psicoterapia ad indirizzo Cognitivo Comportamentale risulta essere quella più efficace in termini di gestione della malattia, miglioramento e mantenimento di qualità di vita e benessere. Aumenta e migliorare l’aderenza al trattamento farmacologico e alle indicazioni del medico. Inoltre, nel percorso psicoterapico viene effettuata una psicoeducazione mirata: si insegna a riconoscere e gestire i prodromi degli episodi (maniacali, depressivi, misti, ipomaniacali) sia ai pazienti che ai loro familiari; vengono modificate le distorsioni cognitive, i pensieri ripetitivi e le convinzioni errate tipiche di questa sindrome (Soldati, 2016); viene aumentata la consapevolezza di tutti i soggetti coinvolti. Solitamente si articola in 21 incontri diversificati rispetto ad ogni aspetto del disturbo (Colom et al., 2006). 
  • Interventi combinati. Questo tipo di psicopatologie necessitano integrazione tra le tipologie di cura. Per le componenti biochimiche e fisiologiche, dal trattamento non si possono escludere i farmaci. Per gli aspetti legati alla qualità della vita, al lavoro, agli affetti, alla vita sociale e relazionale è fortemente consigliata la psicoterapia. Quindi, il trattamento ottimale è quello combinato che tiene conto di tutti gli aspetti disfunzionali della patologia.

È bene specificare che i disturbi dello spettro bipolare sono cronici: non si guarisce da essi. Per tali motivi la terapia farmacologica è indispensabile.  In aggiunta, i dati in letteratura scientifica (es. Pavuluri et al., 2005) e l’esperienza clinica di professionisti di fama mondiale (es. Dr. Frederick King Goodwin), suggeriscono che  il trattamento più efficace è quello multiplo e integrato: intervento che unisce terapie farmacologiche, psicoterapia cognitivo-comportamentale e riabilitazione neurocognitiva.

“La psicoterapia è un rifugio, un terreno di battaglia, un luogo dove sono stata psicotica, nevrotica, esaltata, confusa e disperata da non credersi. Ma è il luogo dove ho sempre creduto, o dove ho imparato a credere, che un giorno sarei stata capace di tener testa a tutto ciò. Non c’è pastiglia che possa aiutarmi a risolvere il problema di non voler prendere le pastiglie, così come la psicoterapia non può impedire le mie depressioni e le mie manie. Ho bisogno di entrambe.
È strano dovere la vita alle pastiglie, alla propria peculiarità e tenacia e a questo dialogo unico, sorprendente e profondissimo chiamato psicoterapia.

Kay Redfield Jamison,2006

Film consigliati

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Lady Dynamite (2016) – serie TV
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Il cigno nero (2010)
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Teneramente folle (2014)

Bibliografia

  • American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders: DSM-5. American Psychiatric Association, Washington, DC.
  • Lovas, D.A. & Schuman-Olivier, Z. (2018). Mindfulness-based cognitive therapy for bipolar disorder: A systematic review. Journal of Affective Disorders, 240:247-261.
  • Segal, Z.V., Williams, J.M.G., Teasdale, J.D. (2013). Mindfulness-Based Cognitive Therapy for Depression, Second Edition. The Guilford Press, New York.
  • Scott, J. (2001). Cognitive therapy as an adjunct to medication in bipolar disorder. The British Journal of Psychiatry, 178(41): 164-168.
  • Weber, B. et al. (2017). Self-Reported Long-Term Benefits of Mindfulness-Based Cognitive Therapy in Patients with Bipolar Disorder. The Journal of Alternative and Complementary Medicine, 23(7): 534-540.
  • Bowie, C. R., Gupta, M., & Holshausen, K. (2013). Cognitive remediation therapy for mood disorders: rationale, early evidence, and future directions. The Canadian Journal of Psychiatry, 58(6), 319-325.

  • Ferreira, B. I. R. C., Abreu, J. L. P. D. C., Dos Reis, J. P. G., & Figueiredo, A. M. D. C. (2016). Psoriasis and associated psychiatric disorders: a systematic review on etiopathogenesis and clinical correlation. The Journal of clinical and aesthetic dermatology, 9(6), 36.
  • Colom, F., & Vieta, E. (2006). Manuale di psicoeducazione per il disturbo bipolare. G. Fioriti.
  • Soldati, C. (2016). L’applicazione delle tecniche cognitivo-comportamentali nei pazienti affetti da depressione bipolare: revisione di letteratura (Doctoral dissertation, Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI).