Gaslighting: la violenza psicologica invisibile!

Spesso quando si parla di violenza si tende a pensare primariamente a quella fisica o sessuale. I segni delle percosse sono più visibili, ci sono dei gesti palesi che si ripercuotono sul corpo, e ciò rende queste tipologie di abusi senz’altro più riconoscibili: se ne possono descrivere le sequenze richiamando gli atti.

In realtà esistono varie forme di violenza, alcune decisamente meno manifeste, più celate ma non meno crudeli. Parliamo di comportamenti mirati a ledere una persona, in maniera indiretta e più subdola, attraverso offese, svalutazioni, critiche, umiliazioni, accuse, menzogne, omissioni, mancanza di rispetto, ricatti, controllo, sottomissione e/o alimentando una dipendenza emotiva e talvolta anche economica. 

Tali azioni rientrano nella violenza psicologica: una tipologia di abuso mascherato e non facilmente identificabile che ha un intrinseco meccanismo di sopraffazione dell’altro, con macchinosi tentativi di minare il valore personale, la dignità, l’integrità psicologica, l’identità nonché l’autostima della vittima.

E’ un fenomeno molto più comune di quanto si pensi. 

Da una ricerca condotta dall’ISTAT nel 2014 emerge che la violenza psicologica verso donne:

– è più diffusa tra le donne più giovani (35% per le 16-24enni rispetto ad una media del 26,5%) e tra le donne con titoli medio alti (29,9% per le diplomate e 27,1% per le laureate o con titolo di studio post-laurea). 

– Si presenta con tassi più elevati tra donne che vivono al Sud o nelle Isole, tra donne in cattiva salute (35,3%) e con limitazioni nel condurre le attività quotidiane (31,4% se gravi, 33,6% non gravi).

– Risulta con percentuali più elevate per le straniere rispetto alle italiane (34,5%).

Anche gli uomini ne sono vittima ma purtroppo non ci sono sufficienti ricerche in merito. Tuttavia, nel 2012, secondo una proiezione statistica dell’Università di Siena, circa 5 milioni di uomini sono stati vittima di varie tipologie di abusi (sessuali, fisici, psicologici).

 

Il gaslighting

   è una forma di abuso emotivo praticato con la manipolazione mentale. E’ a tutti gli effetti una violenza psicologica in quanto è caratterizzato da un comportamento insidioso ed ostile, decisamente difficile da cogliere, orientato a far dubitare la vittima delle proprie percezioni e ricordi attraverso arzigogolate messe in scena.

 

Il termine è tratto dall’opera teatrale del 1938 “Gas light” (Luci a gas) dalla quale sono derivati gli adattamenti cinematografici “Rebecca – la prima moglie” del 1940 e “Angoscia” del 1944. 

La trama narra di un uomo che cerca di portare alla follia la propria moglie manipolando oggetti o aspetti dell’ambiente: accusa la donna di ricordare male non appena questa nota i cambiamenti. 

Il titolo rimanda all’immagine delle luci a gas che affievoliscono gradualmente,  con riferimento alla lenta manipolazione che l’uomo agisce verso sua moglie  fino a convincerla che è tutto frutto della sua immaginazione.

Oggi la parola gaslighting è impiegata per definire il comportamento manipolatorio messo in atto con il fine di far sentire la vittima in errore, confusa fino a farla dubitare di se stessa e del proprio giudizio di realtà.

Il gaslighter: 

  • mina in svariati modi le certezze del partner mettendo in atto un vero e proprio lavaggio del cervello, lento e continuo, tale da portare la vittima a non fidarsi più delle proprie percezioni, dei propri pensieri, della propria mente, fino a sentirsi sbagliata e persino in colpa
  • Cerca di annullare l’autonomia dell’altro generando una dipendenza affettiva e psicologica
  • Può essere spinto ad agire in tal modo da frustrazioni ed incapacità di gestirleinsoddisfazioni personali, relazioni extraconiugali, bisogno di controllo e potere sull’altro. 
  • Può mostrarsi come bravo ragazzo, con comportamenti apparentemente affabili, come uomo affasciante, impiegando lusinghe ma anche silenzi minacciosi, o come intimidatore diretto.
  • Sovente è ipersensibile alle critiche, di qualunque natura,  ma specie a quelle circa il suo comportamento. Per tale motivo, se si sente messo in discussione, argomenta e giustifica i suoi atti come necessità imposte dall’esterno o come difesa da potenziali pericoli.

La vittima: 

  • perde progressivamente la propria autonomia di giudizio e valutazione, si annulla e si richiude in se stessa, disorientata e spaventata
  • E’ portata ad abbassare progressivamente le sue difese e le sue resistenze, fino a non controbattere più e divenendo così, a sua volta, complice inconsapevole del suo carnefice
  • Tende ad affidarsi al suo aguzzino, come detentore della verità e salvatore rispetto alle sue inadeguatezze e insicurezze. 
  • Da ricerche emerge che nella maggior parte dei casi ne sono bersaglio partner, coniugi o parenti stretti (figli, sorelle/fratelli ecc.) coinvolti in rapporti conflittuali precedentemente basati su sentimenti amorevoli. 

Le frasi più tipiche:

  • Non vali niente!
  • Sei un/a buon* a nulla!
  • Sei brutt*/troppo grass*/troppo magr*!
  • Non te ne ricordi eppure l’hai fatto/detto!
  • Ricordi male!
  • Hai solo me!
  • Le/i tue/tuoi amic* non valgono niente come te!
  • Sei instabile!
  • Sei pazz*!
  • Non ricordi mai le cose che fai/dici/accadono!
  • Vedi sempre qualcos’altro!
  • Esiste solo nella tua testa!
  • Non è mai successo!
  • Ti sembra che sia così ma non lo è! 

Cosa fare per difendersi da un gaslighter?

Quando si è molto invischiati in una relazione con un uomo o una donna per cui si provano forti sentimenti,  può essere molto difficile riconoscere ed arginare una manipolazione di tale portata, anche per personalità molto indipendenti e forti.

La natura di questo fenomeno, infatti, può condurre ad una lenta e inconsapevole progressione degli effetti

Il processo segue ciò che Chomsky definì il principio della rana bollita: se una rana viene immersa in una pentola d’acqua bollente salta e si dimena per salvarsi, ma se la rana viene adagiata nell’acqua, inizialmente ad una temperatura confortevole e piacevole, e solo successivamente, in maniera molto molto graduale e lenta, viene “alzata la fiamma”,  essa si adeguerà gradualmente adattandosi alla cottura. Quando l’acqua inizierà a bruciarla avrà già perso le forze per difendersi e finirà bollita!

Allora come ci si può difendere?

Innanzitutto è bene conoscere il fenomeno per arginarlo: saper riconoscere i segnali è la prima grande arma di difesa, così da impedire in partenza che attecchiscano. 

Se si è sicuri di avere a che fare con tali comportamenti, è bene non tentare di giustificare chi li agisce ma difendersi e allontanarsi se è il caso.

Inoltre, è importante:

  • lavorare sulla propria autostima e indipendenza affettiva ed emotiva
  • avere sempre una generosa dote di amor proprio;
  • imparare a dire no
  • affermare i propri diritti e le proprie idee con assertività
  • ritagliarsi sempre i propri spazi; 
  • difendere la propria libertà, i propri valori, i propri pensieri e rispettare quelli altrui;
  • agire sempre nel rispetto di se stessi e dell’altro. 

Se si sente di star vivendo una condizione di sofferenza psicologica connessa a comportamenti manipolativi, se ci si sente soppraffatt* da ciò e si vorrebbe uscirne, se non si riesce a dare un nome a ciò che accade ma si sente di subire torti in maniera subdola e coercitiva, allora bisogna chiedere aiuto!

Nel caso in cui sembra di non potercela fare da soli è raccomandabile rivolgersi ad un esperto!

 

NB E’ necessario sapere anche che alcuni tentativi di manipolazione emotiva sono molto più comuni di quanto si pensi, ed anche innocui. Ci sono comportamenti molto diffusi e benevoli che sono mirati ad ottenere egoisticamente qualcosa in maniera indiretta, per svariate ragioni, che chiunque può mettere in atto nella propria quotidianità. Anche solo per evitare di ferire l’altro o impedire una lite, ad esempio, si dicono piccole bugie bianche. Persino i bambini possono mettere in atto dei ricatti emotivi, negare l’evidenza o mentire per ottenere attenzioni, giochi o evitare punizioni, ma ciò non  li rende dei potenziali gaslighter!

 

Riferimenti bibliografici

1. Gass, G. Zemon G. e Nichols W. C.. 1988. Gaslighting: A marital syndrome. Journal of Contemporary Family Therapy, 10(1), 3-16.


2. https://www.istat.it/it/violenza-sulle-donne/il-fenomeno/violenza-dentro-e-fuori-la-famiglia/chi-sono-le-vittime

3. https://www.osservatoriodiritti.it/2019/02/20/violenza-sugli-uomini/

4. Violenza psicologica (manipolazione/gaslighting). AIPC Editore. 2003. (http://www.stalking.it/?p=71)