Colloquio psicologico clinico

Il colloquio psicologico clinico è uno strumento di valutazione o di aiuto per una richiesta specifica in campo psicologico o psichiatrico.

E’ un dialogo tra uno psicologo e un paziente con lo scopo di raccogliere dati per fare una diagnosi e pianificare una terapia. Viene programmato in anticipo e si svolge entro un periodo di tempo definito.

Si effettua in uno spazio sicuro e protetto per la conversazione, in cui la persona può aprirsi completamente, senza sentirsi giudicato

Lo psicologo è tenuto alla privacy ed alla riservatezza, dunque non può condividere quanto emerso con altre persone, salvo  pericolo immediato per il paziente/terze persone, o consenso esplicito e comprovato dello stesso a riferire a terzi informazioni selezionate (ad esempio conferire con altri specialisti per problemi di salute concomitanti). Lo psicologo, in ogni caso, agisce sempre e solo in funzione di benessere e tutela dell’interessato, valutando attentamente se e cosa riferire, in accordo con la persona oggetto del colloquio, limitatamente ad informazioni indispensabili. 

 

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Cosa avviene durante un colloquio psicologico clinico?

Tramite l’ascolto e un’indagine psicodiagnostica mirata, si effettua un’osservazione e si raccolgono dati per elaborare una diagnosi, dalla quale deriverà un piano d’azione

Per fare ciò, lo specialista tiene conto di:

  • anamnesi, cioè ciò che il paziente ricorda di significativo rispetto al proprio stato di salute. Riguarda tutti i dati di rilevanza clinica riguardanti la famiglia del soggetto (genitori,  fratelli, ecc.), la storia dei principali eventi maturativi (nascita, infanzia, adolescenza, ecc.), le relazioni significative e i rapporti affettivi e sessuali, la storia delle eventuali patologie pregresse, di tipo organico e psichico (anamnesi patologica); la storia del problema clinico, di tipo psicologico, per cui il paziente si presenta al colloquio.
  • Sintomi che il paziente stesso riporta circa le sue esperienze soggettive (ad esempio, mancanza di appetito, difficoltà ad addormentarsi o alzarsi al mattino,  tachicardia in situazioni specifiche, ecc.).
  • Segni, cioè reperti obiettivi osservabili da terzi (ad esempio un rallentamento psicomotorio, alterazioni dell’eloquio, ecc.).

Il clinico può avvalersi di strumenti specifici standardizzati, ovvero test psicodiagnostici scelti accuratamente.

Cosa avviene dopo un colloquio psicologico clinico?

In base a quanto si rileva, ed alla eventuale diagnosi, deriveranno le scelte terapeutiche, supportive, di abilitazione o riabilitazione più adeguate, quindi un percorso mirato

Inoltre, quanto emerge dal colloquio clinico può essere riportato, su richiesta, su una relazione psicologica che generalmente contiene:

  • descrizione dell’aspetto generale della persona (tratti fisici, abbigliamento, postura, igiene, ecc.);
  • stile relazionale e affettivo (atteggiamenti e comportamenti verso gli altri);
  • eloquio (fluidità, proprietà di linguaggio, ritmo del discorso, tono della voce, rallentamenti, esitazioni, ecc.);
  • principali funzioni fisiologiche (alimentazione, igiene del sonno, funzioni sessuali, ecc.);
  • funzioni senso-percettive (come il soggetto interpreta le sensazioni che prova);
  • funzioni affettive (emozioni e sentimenti);
  • funzioni cognitive (attenzione, apprendimento, memoria, ecc.);
  • stile del pensiero (forma e contenuto);
  • psicomotricità (interazione dell’attività motoria con quella psicologica).

Per necessità specifiche di cura e in base al tipo di problematica evinta, l’utente può essere indirizzato ad un percorso di psicoterapia.

Dr.ssa Annalisa Signorelli

Psicologa

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