Sonno, Insonnia Cronica e Digital Therapeutics

Un aspetto fondamentale del benessere psicofisico è rappresentato dal sonno: una funzione importantissima della vita psichica che permette all’organismo di mantenere un adeguato stato di salute ed un buon funzionamento psico-sociale.

Che funzione ha il sonno e cosa ci spinge a dormire?

Il sonno è un comportamento, e per quanto questa definizione possa sembrare bizzarra, anche mentre dormiamo il corpo è attivo. Infatti, un ciclo completo di sonno, nell’uomo, procede per stadi circoscrivibili a due fasi che si alternano regolarmente, in genere, durante la notte: sonno REM (Rapid Eye Movement) e non-REM (NREM). Tali stadi sono differenziati da tre caratteristiche fisiologiche: attività elettrica del cervello, attività muscolare e movimenti oculari (rilevabili con EEG, EMG, EOG). E’ grazie a tali attività, connesse a vari meccanismi di regolazione fisiologica, che mentre dormiamo riposiamo.

La sonnolenza è il segnale riconoscibile che il nostro corpo ci invia per indurci a cercare un luogo confortevole e tranquillo per distenderci e ristorarci. Il recupero delle energie spese durante il periodo di veglia prevede un periodo di riposo profondo per il corpo e per la mente: il sonno.

E’ esperienza comune quanto un sonno ristoratore influenzi le energie, l’umore, la capacità di concentrazione e, più in generale, le attività diurne.
La qualità del sonno, infatti, determina la qualità del funzionamento delle persone ed è strettamente connessa ad un facile addormentamento, al mantenimento di esso e ad un risveglio dopo un sufficiente arco temporale.

L’orologio biologico è il meccanismo che detta l’alternanza sonno-veglia attraverso stimoli provenienti dall’ambiente, come luce-buio, interazioni sociali, turni di lavoro, orari dei pasti ecc., mentre un processo omeostatico regola il tempo di addormentamento, che è inversamente proporzionale alla durata del periodo di veglia (più si è stati svegli ed attivi durante la giornata e più rapidamente ci si addormenta).
Dunque, il sonno è una necessità vitale. Si può resistere senza mangiare o bere per svariati motivi, ma persino i più stoici non possono rimandare a tempo indefinito il bisogno di dormire. Il cervello, primariamente, ne necessita per funzionare al massimo dell’efficienza (Harrison, Horne, 1998,1999).

Cosa succede se non si ha un sonno di qualità?

Una notte insonne occasionale comporta una serie di spiacevoli sensazioni che accompagnano la giornata successiva. Ad esempio, confusione e annebbiamento, sentirsi senza energie mentali e fisiche, distraibilità, cefalee. Niente che un successivo sonnellino non possa risolvere.
Ma se l’insonnia diventa preponderante può configurarsi un vero e proprio disturbo, con un impatto significativo sulla vita degli individui.

I disturbi del sonno-veglia, dunque, constano di varie condizioni cliniche accomunate dall’insoddisfazione e/o insufficiente qualità e quantità del proprio riposo, tanto da non riuscire a trarne beneficio.
Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5, 2014) li classifica in:

  • disturbo da insonnia
  • disturbo da ipersonnolenza
  • narcolessia
  • disturbi correlati alla respirazione
  • disturbi circadiani del ritmo sonno-veglia
  • disturbi dell’arousal del sonno non-REM
  • disturbo comportamentale del sonno REM
  • disturbi da incubi
  • sindrome da gambe senza riposo
  • disturbo del sonno indotto da sostanze/farmaci.

In particolare il disturbo da insonnia è una condizione molto diffusa che colpisce circa il 30% della popolazione generale in forma episodica e circa il 10-15% in forma cronica.

Esso si caratterizza con una predominante insofferenza, con disagio significativo e compromissione del funzionamento globale della persona, connessi a:
– difficoltà ad iniziare il sonno (insonnia iniziale);
– difficoltà a mantenere il sonno, con frequenti risvegli o difficoltà a riaddormentarsi (insonnia centrale);
– risveglio precoce al mattino (insonnia tardiva).
La condizione clinica è data da episodi che si verificano almeno tre volte a settimana e persistono per almeno tre mesi, nonostante vi siano adeguate condizioni per dormire.

I segni e i sintomi clinici che ne conseguono comprendono aspetti cognitivi, comportamentali ed emotivi che spesso generano un circolo vizioso che peggiora la condizione. Un classico esempio, infatti, è lo stato di apprensione con cui si va a letto, che alimenta ansia e pensieri negativi circa il riposo notturno, il tutto accompagnato da svariati sforzi e tentativi estenuanti di addormentamento che finiscono per generare uno stato di attivazione fisiologica tale da ostacolare ulteriormente il sonno. Per questo attualmente il trattamento gold standard per l’Insonnia è la Psicoterapia con approccio Cognitivo-Comportamentale (CBT-I), la cui efficacia è dimostrata (Trauer et al., 2015) e che può essere accompagnata da un trattamento farmacologico, oltre che da una psico-educazione su una buona igiene del sonno.

I più recenti sviluppi dei Digital Therapeutics rappresentano una valida alternativa tecnologica alla classica terapia esclusivamente de visu. A tal proposito la Food and Drug Administration (FDA) americana ne ha approvato una versione digitale, chiamata Somryst (https://peartherapeutics.com/products/somryst/) di proprietà della Pear Therapeutics (https://peartherapeutics.com/). Somryst è un’applicazione scaricabile su un qualsiasi device, appositamente studiata per il trattamento dell’insonnia cronica in età adulta. E’ strutturata in un programma della durata di 9 settimane, rivolto a pazienti di età pari o superiore ai 22 anni, basato sulle linee guida dell’American Academy of Sleep Medicine e dell’American College of Physicians. L’app viene somministrata solo sotto prescrizione di un professionista esperto che:
– valuta l’adeguatezza per tipologia di paziente;
– aiuta a personalizzare l’intervento inserendo dati attuali dell’individuo, tenendo conto del background soggettivo;
– discerne quali restrizioni e funzionalità sono applicabili al caso specifico;
– effettua una supervisione costante del trattamento.

La validità e la sicurezza di tale strumento sono evidance-based. La sua efficacia è risultata comparabile al trattamento CBT-I in due trial clinici randomizzati:
– uno pubblicato su JAMA Psychiatry [1], che ha rilevato miglioramenti clinicamente significativi su 303 pazienti con insonnia cronica, indicizzati da riduzione della latenza di addormentamento e della veglia intra-sonno, da un abbassamento dell’indice di severità dell’insonnia, con mantenimento dei risultati al follow-up dopo 6 e 12 mesi.
– Un secondo lavoro, su Lancet Psychiatry [2], ha osservato una notevole riduzione della severità dell’insonnia, rispetto al gruppo di controllo, su 1149 pazienti con insonnia cronica e concomitanti sintomi depressivi, con risultati mantenuti per un periodo di oltre 12 mesi.

In Europa, da circa due anni è in uso una Digital Therapeutic simile, Sleepio, prodotta da Big Health [3]. Anch’essa è una terapia dell’insonnia basata sulle linee guida della CBT-I, con il fine di migliorare la qualità della vita dei pazienti in maniera agile.

Tutto ciò dimostra ancora una volta quanto l’impiego del mondo digitale a supporto delle terapie tradizionali possa:
– influire positivamente sull’esito delle cure, corroborandole;
– essere vantaggioso in termini di costi e accessibilità all’assistenza sanitaria;
– migliorare sensibilmente Compliance, Concordance e Adherence dei pazienti.

Tuttavia, un approccio digitale non deve escludere la presenza fissa dell’esperto ma accompagnare il percorso di cura, abilitazione e riabilitazione, prevenzione delle ricadute e sostegno. Il professionista della salute mentale, infatti, resta il pilota alla guida dell’intero processo: colui che accompagna l’individuo nel percorso di cura impiegando adeguatamente e consapevolmente supporti digitali.

Riferimenti bibliografici

1. Ritterband LM, Thorndike, FP, Ingersoll, KS, et al. Effect of a Web-Based Cognitive Behavior Therapy for Insomnia Intervention With 1-Year Follow-up: A Randomized Clinical Trial. JAMA Psychiatry. 2017;74(1),68-75.
2. Christensen H, Batterham PJ, Gosling JA, et al. Effectiveness of an online insomnia program (SHUTi) for prevention of depressive episodes (the GoodNight Study): a randomised controlled trial. Lancet Psychiatry. 2016;3(4):333-341.
3. Espie CA, Emsley R, Kyle SD, et al. Effect of Digital Cognitive Behavioral Therapy for Insomnia on Health, Psychological Well-being, and Sleep-Related Quality of Life: A Randomized Clinical Trial. JAMA Psychiatry. 2019;76(1):21–30. doi:10.1001/jamapsychiatry.2018.2745